L’IMPORTANZA DELLA PREVENZIONE IN ALLEVAMENTO

Cresce la popolazione del pianeta, cresce la richiesta di prodotti di origine animale e di pari passo cresce la consapevolezza che la salute umana, dipendente in larga parte da un’alimentazione sana ed equilibrata, non può prescindere dal benessere animale. La questione è di tale importanza che risulta da anni tra le priorità della Comunità Europea. L’obiettivo principale delle normative intracomunitarie, in continua evoluzione e revisione, è quello di coniugare benessere animale e produttività, migliorando lo stato di salute, le condizioni di trasporto e di vita degli animali da allevamento intensivo.

I requisiti che gli allevatori sono tenuti a rispettare vanno a vantaggio di tutti e non pregiudicano la sostenibilità poiché il principio di base rimane “ottenere la massima quantità di prodotto al minimo costo e nel minimo spazio possibile (per semplificare le operazioni di alimentazione e cura)”. Tuttavia tali requisiti impongono l’applicazione di metodologie appropriate per prevenire l’introduzione e lo sviluppo di malattie in una popolazione di animali indenni o comunque limitarne la diffusione. L’insieme di queste misure viene definito biosicurezza.

Elementi chiave di successo dell’allevamento sono dunque la prevenzione e la corretta gestione grazie ad un sistema funzionale ed efficace di biosicurezza che prevede una serie di fattori collegati uno all’altro. Nonostante le realtà produttive siano estremamente eterogee tra loro per dimensione, tipologia (bovino, suino, avicolo) e latitudine geografica, è possibile identificare fattori comuni di prevenzione e corretta gestione che, se applicati, garantiscono i requisiti minimi del benessere animale nell’ovvio rispetto dei limiti imposti dalla sostenibilità economica. Innanzitutto la qualità dell’ambiente, delle attrezzature e dei requisiti strutturali. Lo spazio deve essere sufficiente. In spazi non adeguati le infezioni si diffondono più rapidamente e lo stress dell’animale aumenta, agendo negativamente sulla sua risposta immunitaria. Per preservare la qualità dell’ambiente anche l’igiene risulta essenziale. Potrà forse apparire un’osservazione scontata ma in realtà sottintende una serie di azioni che richiedono un impegno costante e controlli incessanti: pulizia, disinfezione, disinfestazione, derattizzazione, gestione delle carcasse e degli scarti, igiene dei cibi, dell’acqua, degli abbeveratoi e delle mangiatoie, rispetto della tecnica del “tutto pieno/tutto vuoto”, solo per citarne alcune.

L’approccio moderno è di tipo “diagnostico”: l’ambiente è considerato come un paziente. Occorre quindi valutare l’anamnesi, effettuare un esame obiettivo generale e particolare, procedere alla diagnosi della sintomatologia o del disagio dovuto a tutto ciò che può infestare l’ambiente (microbi, virus, insetti, roditori) e infine individuare la terapia corretta, tenendo conto dell’ampia gamma di prodotti specifici e sicuri esistenti oggi. I principi attivi che li caratterizzano hanno infatti diversi meccanismi d’azione e spettro d’attività.

Oltre all’igiene, altro requisito essenziale di biosicurezza è un accurato piano vaccinale in grado di proteggere l’allevamento da patologie altrimenti devastanti e, aumentando la resistenza degli animali alle infezioni, rappresenta uno strumento imprescindibile di prevenzione e controllo. Ciò è vero per tutte le tipologie di allevamento, con particolare riguardo però a quello avicolo e dei conigli per via delle loro caratteristiche distintive.

L’avicoltura è il settore leader della zootecnia italiana con una produzione di carni di quasi 1 milione e 200 mila tonnellate e una di uova che ha superato i 13 miliardi di pezzi. Non sorprende dunque che il mercato farmaceutico avicolo italiano copra un volume d’affari di oltre 40 milioni di euro, di cui più del 60% dedicato alla prevenzione che è proprio una delle principali peculiarità di questo tipo di allevamento: dato il breve ciclo di vita dei polli (approssimativamente 35 giorni la femmina e 50 giorni il maschio) e considerato l’elevato numero di esemplari per allevamento, l’impiego di vaccini risulta molto più significativo che per altre specie, aspetto che contribuisce a definire questo mercato come full safe, cioè finalizzato alla tutela del benessere animale e quindi del consumatore. I polli allevati si dividono in broiler (destinati solo alla produzione di carne) e in breeder (riservati alla riproduzione). Per ovvie ragioni, è su questi ultimi che si concentra il 90% della prevenzione. I vaccini consentono di prevenire malattie virali, batteriche e parassitarie e vengono somministrati principalmente in incubatoio, iniettati o spruzzati tramite una macchina apposita, e in seguito sciolti nell’acqua di bevanda.

L’allevamento dei conigli è molto importante per il nostro Paese: l’Italia infatti è il principale produttore europeo di carne di coniglio e il secondo al mondo dopo la Cina. La coniglicoltura italiana ha dunque raggiunto notevoli livelli di progresso ed è oggi un settore all’avanguardia, pur presentando diverse problematiche che richiedono una gestione particolare. A differenza di quanto avviene in avicoltura infatti, l’allevamento intensivo del coniglio è a ciclo aperto, cioè riproduzione e ingrasso hanno luogo negli stessi locali. Non viene quindi applicata la tecnica del “tutto pieno/tutto vuoto” che rappresenta la più efficace forma di profilassi diretta. La convivenza di animali con età, funzioni e necessità diverse e dall’elevato ritmo riproduttivo rende indispensabile un programma scrupoloso di biosicurezza dove il fattore prevenzione risulta prioritario. I vaccini utilizzati a scopo profilattico sono essenzialmente due, specifici per il coniglio: contro l’enterite emorragica e la mixomatosi, malattie per le quali non esiste cura. Vengono somministrati quasi esclusivamente nei riproduttori (quindi nelle fattrici), tramite iniezione, e sciolti nell’acqua da bere o mescolati al mangime per gli altri esemplari. La farmacologia veterinaria è costantemente impegnata nell’adeguamento di questi vaccini ai mutamenti dei ceppi virali, oltre che nel reperire principi attivi sempre più mirati per antibatterici ed antibiotici utilizzati in coniglicoltura, quando necessario, per combattere patologie attualmente non “coperte” da alcun vaccino. Anche la ricerca genetica lavora a sostegno della prevenzione, adoperandosi per selezionare una linea genetica resistente alle patologie.

In conclusione, per l’industria farmaceutica veterinaria la prevenzione è fondamentale e non esita ad effettuare investimenti considerevoli in funzione del suo potenziamento. L’adagio “prevenire è meglio che curare” trova negli allevamenti intensivi un’applicazione indispensabile. Un programma adeguato di biosicurezza che comprende una corretta gestione aziendale, l’osservazione di strette norme igieniche, di una corretta alimentazione e di controlli puntuali sugli animali e sull’ambiente circostante al fine di prevenire l’introduzione e la circolazione di agenti patogeni, è garanzia di una produzione di qualità e quindi di redditività. In quest’ottica, risultano nodali la consapevolezza degli allevatori e la professionalità dei veterinari. Una comunicazione continua e trasparente tra queste due figure significa, nella pratica quotidiana, un miglioramento sostenibile della salute animale in allevamento.

Anche in quest’ambito, il coinvolgimento di AISA (Associazione Nazionale Imprese Salute Animale) è particolarmente attivo e finalizzato tanto a sostenere lo sviluppo dell’industria quanto a favorire il dialogo tra case farmaceutiche, allevatori e medici veterinari, sensibilizzandoli attraverso l’informazione e altre iniziative sull’importanza della prevenzione e delle “buone pratiche di allevamento”.

Tratto da AISA Newsletter