L’ ACIDIFICAZIONE DEGLI OCEANI FAVORIRA’ ALCUNI PESCI: CON UN’ELEVATA CO2 ORGANI SESSUALI POTENZIATI

Anche l’acidificazione degli oceani sembra che avrà vincitori e vinti: una ricerca dell’università di Adelaide, che verrà pubblicata su PLOS Biology  a gennaio, ha scoperto che alcune specie di pesci avranno una maggiore capacità riproduttiva grazie ai loro organi sessuali più grandi.

I ricercatori affermano che, b nonostante gli effetti negativi attesi a causa degli elevati livelli di CO2 previsti negli oceani per la fine del secolo, questi pesci trarranno vantaggio dalle modifiche agli ecosistemi sottomarini, producendo più sperma e uova. Inoltre si prenderanno cura meglio della loro prole, aumentando le possibilità di successo riproduttivo.

Il principale autore dello studio, Ivan Nagelkerken, dell’Environment Institute e dei Southern Seas Ecology Laboratories dell’università di Adelaide, ricorda che «Il riscaldamento degli oceani assorbe  circa un terzo della CO2  aggiuntiva rilasciata nell’atmosfera dalle emissioni di carbonio, provocando l’acidificazione degli oceani. Sappiamo che molte specie sono influenzate negativamente nel loro comportamento e nella loro fisiologia dall’acidificazione degli oceani . Ma abbiamo scoperto che in questa specie di pesci delle acque temperate – il triplefin comune  (Forsterygion lapillum) – sia i maschi che le femmine avevano gonadi più grandi in condizioni di acidificazione degli oceani. Questo significa un aumento delle uova e della produzione di sperma e quindi più prole».

Gli scienziati hanno studiato le specie ittiche a White Island, un’isola vulcanica situata nella Bay of Plenty dell’Isola del Nord della Nuova Zelanda.  Per studiare la reazione di questi piccoli pesci neozelandesi all’aumento del livello di CO2 previsto per la fine del secolo, il team ha utilizzato le popolazioni di triplefin comune   che vivono intorno ai camini vulcanici sottomarini dell’area, che sono hotspot di CO2  che emettono una quantità di gas maggiore rispetto ad altre aree, causando l’acidificazione locale dell’acqua di mare fino a 1,5 pH al di sotto del pH medio dell’oceano compreso tra 8,1 e 8,2.  Poi ha confrontato questi dati  con quelli delle comunità ittiche che vivono in aree con livelli “normali” di CO2 odierni.

L’ecologa marina Nuria Teixido della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli  (che non ha partecipato allo studio) aveva  precedentemente descritto le bocche geotrermiche sottomarine di CO2 come «sfere di cristallo», perché rivelano il futuro globale degli oceani di fronte a un’acidificazione diffusa e intensificata.

I ricercatori hanno anche esaminato le due specie che  sono più strettamente imparentate con i triplefin comuni: il triplefin dagli occhi azzurri (Notoclinops segmentatus) e il triplefin di Yaldwin (Notoclinops yaldwyni) e hanno scoperto che per i triplefin non c’erano effetti negativi dell’acidificazione: le gonadi più grandi non hanno un costo fisiologico.

Nagelkerken sottolinea però che «Abbiamo scoperto che i maschi mangiavano di più. Hanno mostrato un foraggiamento intensificato su prede più abbondanti a causa della maggiore biomassa di alghe che cresce con una CO2 più elevata- Le femmine, invece, non mangiavano di più. Riducevano i livelli di attività per preservare l’energia e poi la investivano in ovaie più grandi. Abbiamo anche scoperto che con un livello di CO2 elevato c’erano maschi più maturi e, in questa specie in cui sono i maschi che si prendono cura delle uova, significa che abbiamo più genitori che nutrono i nidi delle uova, il che potrebbe far aumentare la prole».

Ma lo studio ha anche scoperto che altre specie ittiche meno dominanti non mostravano lo stesso effetto di incremento riproduttivo, forse a causa della loro natura meno competitiva.

Un altro degli autori della ricerca. Sean Connell, conclude: «Riteniamo probabile che i i triplefin  e specie simili stiano molto bene con una maggiore acidificazione degli oceani. Lo studio dimostra che alcune specie, più dominanti, saranno in grado di trarre vantaggio dai cambiamenti negli ecosistemi causati dall’acidificazione degli oceani, aumentando la loro popolazione».

Tratto dadel 31 Dicembre 2020

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