NON TUTTI I NEONICOTINOIDI SONO LA STESSA COSA PER LE API E I BOMBI

Ape-fioreIl gruppo di insetticidi chimici noti come neonicotinoidi è stato identificato come un grave rischio per le popolazioni di api e bombi e questo ha portato a divieti e moratorie sul loro uso. Ma almeno uno di questi pesticidi potrebbe essere ingiustamente accusato, almeno per quanto riguarda i bombi, a rivelarlo è lo  studio Neonicotinoids target distinct nicotinic acetylcholine receptors and neurons, leading to differential risks to bumblebees” pubblicato su  Scientific Reports da un team delle due università scozzesi di Dundee e di St Andrews  che  ha scoperto che uno dei insetticidi neonicotinoidi, il clothianidin, non mostra gli stessi effetti dannosi sulle colonie di api come i suoi parenti chimici imidacloprid e thiamethoxam. Tutti e tre i neonicotinoidi sono stati oggetto di una moratoria dell’Unione europea sul loro uso.

Uno degli autori dello studio, il neuroscienziato Chris Connolly, del Centre for environmental change and human resilience dell’università di Dundee, è anche uno dei maggiori esperti sugli effetti dei neonicotinoidi sulle api e ha guidato il team che ha realizzato questo nuovo studio che dimostra che ognuno dei tre neonicotinoidi rappresenta un rischio diverso per i bombi. I dati sono stati raccolti con quella che i ricercatori scozzesi definiscono il più grande test del suo genere sul campo: i ricercatori hanno testato 75 colonie di api in cinque siti separati  in Scozia. Le api sono stati isolati in box ed è stata data loro una soluzione di zucchero non trattato contenente i  neonics, poi i ricercatori hanno valutato lo sviluppo delle colonie nell’arco di cinque settimane tra giugno e settembre del 2015, contando e pesando le api.

Connolly evidenzia che «Lo studio ha confermato ancora una volta la minaccia per  bombi dell’utilizzo di imidacloprid e thiamethoxam. Abbiamo visto una prova ulteriore per indicare il rischio di questi insetticidi, tra cui deficit di forza nella colonia. Alla luce di questi risultati, i piccoli cambiamenti nella struttura di un pesticida o il suo sito target  negli insetti possono essere fondamentali per la valutazione del rischio per ciascuna combinazione pesticida/insetti che deve essere considerata in modo indipendente: l’evidenza non deve essere estrapolata a sostanze chimiche o insetti simili. Il rischio reale deve essere determinata empiricamente».

Insomma, imidacloprid e thiamethoxam sono altamente tossici per bombi quando vengono  esposti ai livelli di sostanze chimiche presenti nelle campagne: hanno influenzato il loro cervello, alterando la loro memoria e la capacità di foraggiarsi con il  polline. Gli effetti tossici inclusi anche alterare la composizione della colonia, cambiando il rapporto tra maschi e femmine e, in alcuni casi, riducendo il numero di regine.

Il clothiandin,  non sarebbe dannoso per le api alle basse dosi somministrate durante i test sul campo: il numero di regine nelle colonie è addirittura aumentato.

Mike Garratt, del Centre for Agri-Environmental Research dell’università di Reading, che non ha partecipato allo studio, ha detto a BBC News che «Questo è uno studio importante e tempestivo. L’’insieme dell’evidenze degli negativi dei neonicotinoidi sulle specie non-bersaglio cresce, è importante considerare gli effetti differenziati di queste sostanze chimiche e questa nuova ricerca dimostra chiaramente che non  tutte sono ugualmente dannose. Questo lavoro mette in luce ancora una volta i gap sulle evidenze per quanto riguarda l’effetto più ampio di questo tipo di insetticidi.  Deve essere fatto molto più lavoro se queste decisioni politiche serie, con conseguenze di ampia portata sul nostro approvvigionamento alimentare e l’ambiente, devono essere basate sulle migliori evidenze scientifiche».

Sempre su BBC News, Peter Campbell, che lavora per la multinazionale dei pesticidi Syngenta, che produce e vende il neonicotinoide thiamethoxam, sottolinea che «E’ importante notare che gli studi sono stati condotti su colonie alimentate direttamente con il saccarosio a spillo, che non è rappresentativo dell’esposizione dei bombi selvatici in condizioni reali. I risultati del livello colonia riportati da questi studi sono anche in contrasto con altri studi riportati di colonie con bombi».

Ma Paul de Zylva, di Friends of the Earth UK, ribatte che «Questo studio conferma che due dei pesticidi ristrette sono dannosi per le api. Ma questo ultima ricerca non dà un certificato di buona salute al terzo, il clothianidin. Un certo numero di altri studi sollevano gravi preoccupazioni sull’impatto di questo pesticida sulle api».  Il nuovo rapporto arriva dopo che la National Farmers Union (NFU) ha chiesto di togliere la moratoria Ue per questi insetticidi. Friends of the Earth vuole che resti il divieto e che  il governo a respinga la richiesta della NFU.

Connolly conclude rispondendo indirettamente alle diverse preoccupazioni e sollecitazioni: «C’è una crescente preoccupazione per il rischio per le popolazioni di api da insetticidi neonicotinoidi e le loro conseguenze a lungo termine per i servizi ecosistemici essenziali e la sicurezza alimentare La nostra conoscenza sul rischio dei neonicotinoidi per le api si basa sugli studi dell’imidacloprid e del thiamethoxam e questi risultati sono stati generalmente estesi al clothianidin. Tuttavia, in questo studio abbiamo esaminato i tre neonicotinoidi in parallelo. Quello che abbiamo scoperto è che l’imidacloprid e il thiamethoxam, ma non il clothiandin, mostrano tossicità nelle colonie di bombi quando sono esposti a livelli rilevanti sul campo. C’era anche un’ulteriore variante negli effetti sulle api tra i tre insetticidi. Così possiamo vedere chiaramente che i neonicotinoidi vietati non sono la stessa cosa, quindi devono essere considerati in modo indipendente nella valutazione del rischio e nella legislazione. Dai nostri risultati, riteniamo che sia prematuro mettere un divieto permanente sull’uso del clothianidin. Detto questo, la moratoria sul suo uso dovrebbe continuare fino a quando non saranno colmate  le lacune conoscitive sul suo più ampio impatto su altre specie».

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del 29 Aprile 2016