IL TOXOPLASMA GONDII DIFFUSO DAI GATTI FA ARRABBIARE TROPPO GLI UOMINI?

Gatto calicoL’infezione da Toxoplasma gondii, un protozoo parassita trasmesso dai gatti, modifica il comportamento degli organismi che infetta, rendendo topi e ratti più audaci e avventurosi e quindi più facili ad essere predati dai gatti, il che permette al T. gondii  di completare il suo ciclo vitale. Nelle Hawaii si è addirittura scoperto che il parassita, grazie alla trasmissione attraverso i gatti randagi e rinselvatichiti, è arrivato ad infettare le rarissime foche monche (Neomonachus schauinslandi). Ma ora lo studioToxoplasma gondii Infection: Relationship With Aggression in Psychiatric Subjects pubblicato sul Journal of Clinical Psychiatry da un team di ricercatori statunitensi, rivela che i nostri gatti, o meglio il parassita dei quali sono vettori, potrebbe essere una delle cause degli scoppi di rabbia “automobilistica” e urbana.

Il team guidato da Emil Coccaro, della Clinical Neuroscience & Psychopharmacology Research Unit del Dipartimento di psichiatria dell’università di Chicago   ha collegato il Toxoplasma gondii  ad una condizione psichiatrica umana chiamata disturbo esplosivo intermittente (IED – intermittent explosive disorder), con manifestazioni estreme di rabbia e aggressività, come quella che gli americani chiamano  road rage. Infatti il T. gondii   può infettare anche gli esseri umani, attraverso il contatto con feci di gatto, carne cotta male o acqua contaminata: ben un terzo della popolazione umana mondiale potrebbe essere infettata da questo protozoo non ci fa sentire male, ma che forma cisti nel cervello, dove può rimanere per il resto della vita di una persona. Queste infezioni vengono collegate a disturbi psichiatrici, compresi schizofrenia, disturbo bipolare e comportamento suicida.  I ricercatori dicono che «Le persone infettate con T.gondii hanno anche tempi di reazione più lenti e hanno maggiori probabilità di essere coinvolti in incidenti stradali»

gatti focaPer capire se  T. gondii  sia legato agli scoppi di rabbia e aggressività così frequenti soprattutto negli ambienti urbani, il team di Coccaro ha esaminato 358  americani adulti divisi in tre gruppi: le persone con IED, le persone con altre patologie psichiatriche e un gruppo di controllo senza problemi psichiatrici. I ricercatori hanno così scoperto che le persone con IED avevano  due volte più probabilità del gruppo di controllo di risultare positiva all’esposizione a T. gondii e che anche il gruppo con altri problemi aveva più probabilità di avere il parassita. In tutti e tre i gruppi, coloro che sono risultati positivi tendevano ada essere più aggressivi nei test che misuravano la rabbia.

New Scientist spiega che Coccaro  è convinto che il parassita possa amplificare l’aggressività alterando dei neurotrasmettitori nel cervello, sia sovra-stimolando i  neuroni nell’amigdala, la parte del cervello che controlla la risposta alle minacce, che alterando una delle funzioni del proencefalo, come il meccanismo che frena i comportamenti aggressivi e gli scoppi di rabbia.

Secondo Paul Ewald, un biologo evoluzionista  dell’Università di Louisville che non ha partecipato allo studio, «I risultati hanno senso. Un topo che si preoccupa di attaccare un altro topo può essere una facile preda per un gatto. In questo modo,  l’aumento dell’aggressività potrebbe contribuire a diffondere T. gondii ».

Ma è proprio Coccaro a gettare acqua sul fuoco e dice che il nuovo studio «dimostra solo una correlazione tra l’infezione e l’aggressività:  T. gondii non necessariamente provoca la rabbia esplosiva. E ‘possibile che le persone aggressive abbiano maggiori probabilità di prendere il parassita, perché possono essere meno propense a cucinare completamente  la loro carne o a lavarsi le mani. Un modo per testare il collegamento potrebbe essere quella di trattare l’infezione nelle persone con IED che sono risultate positive al  parassita, e vedere se ha qualche effetto sul loro comportamento. L’unico problema è che il trattamento può richiedere molto tempo.  Questi parassiti sono così dannatamente difficili da uccidere».

Tratto da

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del 25 Marzo 2016